Il mercato della pornografia analizzato ai raggi X nel libro inchiesta della giornalista Lilli Gruber “Non farti fottere” (Rizzoli, 228 pagine, 18 euro). Che dimostra come il supermercato del porno online ruba fantasia, desiderio e dati personali. Lilli Gruber, altoatesina nata a Bolzano, indaga i meccanismi economici e le implicazioni sociali di un fenomeno «cresciuto fino a raggiungere dimensioni colossali», per spiegare perché non è un mercato qualunque. Interviste, dati, approfondimenti, storie di sfruttamento e violenza, pagina dopo pagina emerge come sia il porno ad usare noi e non viceversa.
Lilli Gruber, perché ha deciso di occuparsi del mercato del porno?
«Questo libro prosegue un discorso sulle donne che porto avanti da anni. Nella pornografia, infatti, da sempre il corpo femminile è protagonista. Ma soprattutto in quella gratuita online, che con l’epoca dello streaming ha dilagato in rete e nelle nostre vite, è un corpo ridotto ai suoi orifizi, svilito ed a volte maltrattato. Assurdo pensare che questa overdose di pessimi video sia senza effetti sociali, eppure, nessuno ne parla. Così, ho deciso di cominciare io. Soprattutto tenendo conto del fatto che l’età media di accesso ai siti porno online è di 12 anni».
Nel libro denuncia anche un sistema patriarcale in ogni settore, terreno fertile per il dilagare della pornografia. Soluzioni?
«Come diceva Umberto Eco, le soluzioni semplici a problemi complessi esistono, ma sono sbagliate. Serve una riflessione collettiva ed un’operazione trasparenza sul mondo del porno. Smascherarne i traffici illegali, fare pagare i siti come si paga qualunque altro servizio di streaming, e parlarne con chiarezza, nel dibattito pubblico ed a livello istituzionale».
Anche Rocco Siffredi (che cita) dice che i video porno non dovrebbero sostituirsi all’educazione sessuale. Invece succede che spesso fruitori sono i bambini. Come modificare questa tendenza?
«Fare pagare il porno sarebbe un primo passo importante, perché i bambini non dispongono di una carta di credito. Ma per questo serve uno sforzo legislativo colossale ed internazionale. Nell’attesa che venga organizzato, oltre ad app per il parental control sempre più efficaci, dobbiamo prendere in carico la loro educazione sessuale e sentimentale, visto che purtroppo oggi è il porno a farlo».
Tra i motivi alla base della violenza (in ogni sua forma) e degli stupri di gruppo, elenca la cultura della prevaricazione, la colpevolizzazione delle vittime, il disprezzo della libertà femminile, l’ignorare il consenso delle donne. Di chi sono le responsabilità?
«Di chiunque si lasci anestetizzare dalla banalizzazione della nostra esperienza umana e ceda agli stereotipi, innanzitutto quelli contro le donne. Perché questo fa di noi una società pornificata, in cui tutti facciamo sesso allo stesso modo, abbiamo la stessa visione dell’altro e dell’altra, ci perdiamo nei paradisi – o inferni – virtuali senza esplorare la complessità e la bellezza dei rapporti reali. Una specie di totalitarismo sessuale digitale che mi sembra la peggiore delle distopie».
L’utilizzo massiccio della pornografia corrisponde ad una mutilazione sentimentale, sostiene la psicosessuologa Alessandra Graziottin. Lezioni di educazione sentimentale ed al rispetto nelle scuole, potrebbero incidere?
«Certo che sì, ma deve essere una corretta e chiara educazione sessuale e sentimentale. Ci basterebbe copiare, dato che esiste nella maggior parte dei Paesi d’Europa. L’Italia è uno dei pochi a non averla ancora istituita, insieme a Ungheria, Bulgaria, Cipro, Lituania e Polonia. Una proposta di commissione di questo governo è naufragata nelle polemiche. Un progetto pilota del governo precedente viene portato avanti con fatica ed in pochissime scuole. Ed ogni giorno in cui noi ci perdiamo in diatribe inutili è un giorno in più in cui i nostri ragazzi restano disinformati ed a rischio».
Il capitolo finale si chiude con un appello, che è anche il titolo del libro: «Non farti fottere»…
«In pratica: smettiamo di pensare che siamo noi ad usare il porno, mentre è il contrario. Arricchiamo inconsapevolmente i miliardari del porno quando facciamo circolare nostre foto e video espliciti, che trovano poi la via per approdare sui grandi aggregatori. E per ogni minuto passato su questi siti, regaliamo un tesoro di dati personali ai data broker, che monetizzano anche quelli».
Ha dedicato il libro ai suoi genitori, perché le hanno insegnato a crescere libera. Che consiglio darebbe in generale ai genitori?
«Mia madre, come racconto nel libro, ci spiegò come nascono i bambini e mio padre ci fece un disegno per illustrare la fecondazione: erano gli anni Sessanta in una perbenista provincia del Nord. Oggi i genitori possono usare molti mezzi in più: libri, o serie televisive come “Sex education”. Ma la famiglia non può risolvere tutto da sola: per questo consiglierei loro di unirsi con convinzione alla battaglia per una vera educazione sessuale e sentimentale obbligatoria nelle scuole. Per paura o per ideologia, in troppi la osteggiano. Ma il regalo più grande che possano fare ai figli è aiutarli a crescere informati e consapevoli».